Più passano gli anni più mi sembrano antistorici
confini, bandiere, inni; soprattutto
quando eretti o agitati con convinzione e aggressività, e non come occasione di pura aggregazione. Dietro ad ogni vessillo ci sono vite vissute e sacrificate,
che meritano rispetto: ma è proprio l’essere umano in sé che merita rispetto,
al di là di quale colore si vesta. Ecco perché da tempo l’appeal di ogni
bandiera mi appare sbiadito, e una dimensione allargata dei confini mi sembra
una strada naturale, in un pianeta dove si sta sempre più stretti.
Oggi il popolo britannico ha segnato la storia scegliendo di
uscire dall’Unione Europea. Vent’anni fa ho vissuto per tre mesi nel cuore dell’UE: né allora né più tardi avrei pensato che Brexit (ottimo neologismo,
indeed) sarebbe diventata una realtà. C’è
di che pensar male, e probabilmente molti degli
indizi per farlo ancora ci sfuggono. Però considero anche due cose:
un tempo una scelta del genere sarebbe avvenuta a colpi di
cannone. Stavolta è avvenuta per espressione popolare. E’ di certo un passo
avanti
Non sempre è oro quel che luccica. E viceversa. Nel breve
periodo è probabile che ci saranno più pensieri per tutti (a parte chi riesce a
speculare e trarre profitto da certi passaggi). Ma gli effetti indotti
potrebbero essere occasioni di maturazione
Se un cittadino inglese è una persona valida e meritava rispetto ieri,
lo merita anche oggi. E viceversa. Vale qui come nel resto del mondo. Dovrà
valer ancor di più in futuro. Su questo, oltre che sugli indici di borsa, spero
che si misureranno gli effetti della storia.