domenica 28 aprile 2013

Zena d'aprile

L'uno-due di Genova il giorno dopo la ricorrenza della Liberazione, anno domini 2013: in basso, area porto antico, serpentoni di famiglie in coda per entrare all'Acquario, in alto, sotto i portici di via Venti settembre, un mendicante con esplicito cartello-appello ogni cento metri. Nessuna della due immagini è realmente nuova, ma in una fase come questa per questo Paese, assumono una valenza particolare. Fanno il paio con le code d'auto in cerca di parcheggio e della prima spiaggia stagionale, viste a Varazze il giorno prima, e con la scarsità di gente in giro alla sera di quello stesso giorno. Sensazioni miste, disarmoniche, un po' come il colpo d'occhio su Genova tutta che si ottiene posizionandosi ai Magazzini del Cotone, guardando verso l'interno. Oggi più che mai, Genova ti appare tutto fuorché ordinata, dal lato urbanistico: ammassi di stili e volumetrie, campanili affogati in scenografie dominate da casermoni, e così via. Non per questo il disordine annienta il fascino: scendere o salire tra le vie centrali e l'area del porto, attraverso i carrugi, dà ancora il senso dell'intimità di una città, benché in molti punti inevitabilmente globalizzata. A giudicare da presenze e dal cartellone eventi, il rilancio del porto sembra operazione efficace anche nel lungo periodo; nelle vie principali l'assortimento commerciale sembra ancora tener testa alla generale morìa di vetrine. Resistono caffè invitanti, pasticcerie e soprattutto focaccerie, dove torte salate e farinate danno calda sensazione di autenticità. Mai quanto quella della signora con fazzoletto in testa ed almeno 70 anni addosso, che su uno sgabello lungo via degli Orefici dispensa suoni di fisarmonica e un sorriso sereno, nonostante il suo mendicare. 

martedì 9 aprile 2013

Re-infarinata lucchese

Domenica d'inizio aprile a Lucca, dopo lunghi anni di assenza, e dopo alcune settimane in cui ti rimbalza in testa la convinzione che questa sia oggi la città toscana dove si vive meglio (o meno peggio). Sole timido, ma quanto basta per far sciamare in quantità sui bastioni della Fortezza residenti e visitatori in quieta quantità. La pletora di chiese dallo stile romanico o gotico-lucchese richiama alla mente il luogo comune del potere che da queste parti storicamente mantiene l'istituzione cattolica; entrando in Duomo è motivo di soggezione in più, solo in parte stemperata dall'osservazione di Ilaria del carretto, del suo cagnolino e dell'altro capolavoro che in sagrestia li sovrasta, il Cristo deposto di Lippi.
 
Scoprendo vie principali e attigue, pare che l'offerta commerciale sia ben meno decadente che altrove, e salta agli occhi la ridondanza di negozi specializzati in cioccolato. Una volta vista piazza Napoleone ci si chiede come possano qui ogni estate esibirsi rockstar senza colpo – architettonico – ferire, e contemporaneamente altre città farsi tanti problemi in proposito. Scemato il sole e tornata l'aria appena un po' frizzante, è provvidenziale una calda e saporita farinata lucchese (da soupintown, piazza san Giusto), e non dimeno, il rosso Arcipresso che l'oste ci consiglia; poco più tardi assaporiamo finalmente la causa di quel motivo in più che ci aveva convinto a venire a Lucca proprio oggi, ovvero le esibizioni di ballerini in piazza (San Michele, per esempio) per il Lucca Dance Meeting.
 
Avviati verso il recupero dell'auto fuori fortezza, ci sovviene il dubbio che non possa essere un po' alienante, per un cittadino lucchese (come certi gironi manicomiali di un tempo), il ricondurre buona parte del proprio tempo libero a girare in cerchio lungo i bastioni del forte. Il tenore dei problemi d'attualità intravisti poco prima su un giornale locale, confrontati a quelli di altre città neanche lontane, ci riporta in mente l'ipotesi di partenza. Ovvero che Lucca, oggi, è forse davvero quanto di meglio vivere in città, perlomeno da nord a sud della Toscana.